venerdì 21 settembre 2007
LA MENTE DI BRUEGHEL
Pieter Brueghel, Il Paese di Cuccagna
"Quasi tutti gli uomini vivono, fisicamente, intellettualmente o moralmente, entro il cerchio d'una parte assai ristretta del loro essere potenziale. Fanno uso d'una piccolissima parte della loro coscienza possibile e in generale delle loro risorse spirituali, più o meno come un uomo che contraesse l'abitudine di usare e muovere, del suo intero organismo, solo il dito mignolo.
Situazioni d'emergenza e crisi ci dimostrano che possediamo risorse vitali assai superiori a quanto supponessimo."
(William James, lettera a Lutoslawski, 6 maggio 1906)
La scienza cognitiva è una invenzione relativamente recente. Nata nel XX secolo sulla scorta degli studi sul funzionamento del cervello, la scienza cognitiva si pone una domanda sostanziale e decisiva: "Che cos'è la mente capace di concepire un cervello capace di produrre una mente?". La domanda non è originale. Non dobbiamo pensare , come siamo soliti fare, che l'occidente moderno sia all'avanguardia in ogni campo del sapere.
Anche per Leonardo, a giudicare dagli studi di anatomia del cervello, la domanda è alternativa a qualsiasi riflessione filosofica sull'esistenza di Dio e introduce un concetto cardine della filosofia naturale rinascimentale, recentemente ripresa negli studi di Maturana e Varela (l'albero della conoscenza, 1987): la mente è un fenomeno di Incarnazione dell'esperienza corporea all'interno delle strutture cognitive del cervello
Nel disegno Leonardo individua i tre elementi che rappresentano le strutture cognitive del cervello: la cellula logistica (razionalità), la cellula phantasmatica (autocoscienza) e la cellula cogitativa (pensiero)
L'incarnazione della mente (il figlio) nel cervello (Dio padre) è all'origine del fenomeno di secolarizzazione che ha l'effetto di produrre uno "svuotamento" di Dio (cervello) e un graduale processo di "divinizzazione" dell'uomo in mente e autoscienza (Gesù).
Questa riflessione analogica, avvertita intuitivamente da Nicolò Cusano e Giordano Bruno, inaugura una sottile "linea rossa" che attraversa poi il pensiero di Spinoza, Goethe e Nietzsche. L'alchimia rinascimentale radicalizza la concezione della mente che si incarna e diventa Dio ed elabora una propria poetica che conduce inevitabilmente a considerare il "tutto in Tutto", poiché tutto è divino.
"Non c'è più Dio qui che là: in questo istante in cui io mi riconosco nella mente c'è la totalità del divino. Il divino c'è nell'orrore, il divino c'è nel tremendo, è in ogni luogo e forma di esperienza della mente, per cui anche il dolore si supera attraverso una comprensione del dolore e diventa ininfluente qualsiasi disegno teologico e filosofico di salvezza futura" (Salvatore Natoli).
Lo svuotamento di Dio e l'espansione della mente nel cervello innesca quel processo di secolarizzazione che sfocierà nella conquista del lume della ragione (l'Illuminismo), della
consapevolezza dei sentimenti (il Romanticismo), della coscienza della caducità delle cose e della vita (Decadentismo), dell'impossibilità dell'uomo di trascendere con la razionalità i limiti del Verbo e quindi della Natura (Arte moderna), fino alle attuali tendenze della conoscenza come il cognitivismo, lo strutturalismo, il funzionalismo, ecc..
"L'esito della secolarizzazione in questo caso non è quello nichilistico del delirio di onnipotenza in cui l'eccesso della produzione di sé divora se stesso, ma un dire sì (l'Amen nietzschiano) all'istante" (Salvatore Natoli, La salvezza senza fede).
Dal punto di vista neurobiologico l'arte che dice sì all'istante, all'impulso creativo di soddisfare il bisogno della mente di esplorare zone oscure di Dio (cervello, realtà e cultura),
è artefice del processo di divinizzazione dell'uomo/coscienza poiché, più di ogni altra forma di esperienza corporea, espande la capacità della mente di manipolare rappresentazioni e simboli secondo regole formali.
Ciò significa che lo sviluppo dell'intelligenza non solo è legata alla manualità, ma soprattutto all'elaborazione incessante delle parole e delle immagini in contenuti di coscienza (simboli). "La capacità di rappresentare il mondo in modo succinto con simboli e immagini è necessaria per la sopravvivenza e l'evoluzione, per ottenere e immagazzinare l'informazione schematicamente e sinteticamente. Il simbolo è una miniera di informazioni su cose che vanno al di là di esso. Si può dire che la realtà, l'universo, siano compressibili: le compressioni si propongono di immagazzinare grandi quantità di informazione attraverso i simboli" (Ronconi).
Per ritornare a discorsi inerenti al rapporto Arte e Coscienza, l'artista elabora istintivamente il proprio universo simbolico quando porta a compimento l'evoluzione dell'intelligenza attraverso le strutture prelogiche, logiche e translogiche (lo spettro di Wilber riportato nel disegno qui sotto).
Per gli alchimisti l'evoluzione dell'intelligenza non è determinata dall'istruzione o dall'influsso culturale, ma avviene attraverso l'espansione del senso di sé nello spazio, del tempo, nella natura (la mente) e nello spirito (la coscienza). Il senso di sé è un fattore innato che si struttura nel corpo fisico e in quello sottile quando il "soggetto" è sottoposto a stress. Risolvere problemi, contraddizioni, difficoltà e paure subconscie (il cammello nel deserto) è un metodo rapido per passare attraverso "la cruna dell'ago" e giungere nel "Regno dei Cieli". Chi è privo di problemi materiali (il ricco) oppure è fannullone, pigro e passivamente ligio al conformismo di gruppo non riuscirà mai a "bucare" la nuvola di illusioni che lo separa dal divino.
La" mente di Bueghel" emerge dal mondo delle illusioni in quanto capace di vedere e interpretare la realtà dal punto di vista simbolico. Un omino, con il cucchiaio in mano, "buca" la nuvola e si cala nel "Paese di Cuccagna" in cui le oche si offono su un piatto d'argento e i maiali sono già pronti per essere mangiati, metafora della ricchezza materiale e spirituale che ogni iindividuo conquista evolvendo nel senso di sè trascendente (la barchetta dei pescatori che si vede sullo sfondo)
Affrontare i problemi della sopravvivenza materiale o impegnarsi a risolvere quotidianamente problemi formali, estetici, funzionali e semantici insiti nell'operazione artistica, non fa differenza. La mente è sottoposta allo stipo di 'stress'. Nello "Splendor Solis" (1550), Trismosin scrive: "Per questa ragione l'Arte può trarre cose straordinarie dai suddetti inizi naturali (l'intelligenza comune), che la Natura (la mente ordinaria) stessa non sarebbe in grado di creare. Infatti, se non viene aiutata, la Natura non produce tali cose in modo che in un certo momento i metalli imperfetti (influenzati dalla pigrizia, dall'indolenza e dall'apatia) possano diventare perfetti, ma ciò può essere fatto grazie ai segreti della nostra arte."
I segreti della nostra arte tramutano il piombo (la razionalizzazione) in oro (l'intuizione translogica), chiamata la "forma essenziale". "Ma si deve tenere a mente - continua Trismosin - che la forma essenziale non può nascere nella materia se non per effetto di una forma accidentale, non per virtù di quella forma, ma per virtù di un'altra sostanza reale, che è il Fuoco (passione, desiderio di conoscenza) o qualche altro calore attivo accidentale (lo stress mentale).
Lo spettro di Wilber è tratto dal libro di Laura Boggio Gilot: "Il Se transpersonale".
Salvatore Natoli: "La salvezza senza fede" - Saggi Feltrinelli
L''analisi dell'opera di Brueghel la trovate su Elixir Rubeum, alchimia della percezione critica
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